Calma: missione è già un parolone! Diciamo che cerchiamo di fare le cose per bene, seguendo i nostri valori personali nel rispetto dell’ambiente. Vogliamo fare le cose “veramente”.
Per fare il pane “vero” ci vuole la farina “buona”. Abbiamo capito che ce la dobbiamo fare per questo seminiamo il grano nei nostri terreni. E anche i semi non possono essere semi qualunque. Non abbiamo (ancora?) il mulino ma ci appoggiamo a uno di fiducia. Poi ci vuole un certo rapporto con la terra. In laboratorio i principi sono gli stessi: non usiamo preparazioni o ingredienti di provenienza non chiara, i tempi sono lunghi e infine tutto passa per il forno a legna.
Insomma facciamo il possibile per seguire tutti i passaggi dei nostri prodotti ma “veramente”. C’è da fare, da studiare, scoprire di continuo cose nuove, su livelli diversi.
È un percorso di vita che in questo momento ci vede produttori di pane, biscotti, torte, uova.
Stiamo cercando di eliminare la plastica dal nostro ciclo produttivo. Al momento ci sono ancora alcuni limiti legati alla necessità di conservare i nostri prodotti ma “ci stiamo lavorando”. Per esempio i pacchetti trasparenti dei nostri biscotti sono compostabili (in Mater-Bi) ma il consumo di questo elemento in Italia è ancora limitato per cui i prezzi sono altissimi.
Il problema finale resta la colla dietro le etichette: risolveremo pure questo.
A Torino per la rivendita ci appoggiamo principalmente a negozianti che vendono i prodotti sfusi. In questo modo evitiamo il problema del packaging limitandoci a usare contenitori riutilizzabili per il trasporto. Cerchiamo di trattare bene i terreni che abbiamo in gestione. Non immettiamo in natura cose che non ci piacciono. Come concime dei campi usiamo soltanto il letame di una vicina azienda agricola allevatrice di vacche che pascolano nei prati.
In mezzo ai cereali seminiamo il trifoglio nano seguendo una pratica ormai in disuso per il proliferare dei più comodi fertilizzanti industriali. Anche con l’orto seguiamo pratiche di questo tipo.
E pure con la vigna. Dismesso il vitigno dolcetto, che ha bisogno di trattamenti, abbiamo piantato l’uva fragola che non ne richiede.
Se ci credi “veramente” non puoi che essere rigoroso, al di là delle certificazioni che spesso significano unicamente adempimenti (e tanti) burocratici. Per questo abbiamo rinunciato al famigerato “bollino” biologico limitandoci a mantenere solo quello per i campi che è meno asfissiante per quanto riguarda la “carta” da produrre. Perché non è il nostro intento produrre documentazione….
Siamo felici di accogliere tutti coloro che vengono a vedere ciò che facciamo, come lo facciamo, con cosa lo facciamo e dove.
Partendo dai campi, naturalmente, per constatare che ci impegniamo al massimo per fare “veramente” le cose in cui crediamo, al di là del bollino.